mercoledì 26 novembre 2014
Winter is coming
Ci sono moltissimi modi in cui il mondo cerca di dirti che lavarsi non è naturale.
Uno di questi modi è esemplificare la cosa tramite le persone sull'autobus, quelle che se per sbaglio non trovano posto a sedere e alzano il braccio per aggrapparsi a uno dei pali le tue narici cominciano a vomitare ascelle pezzate.
Un altro modo è quello di sterminare ogni possibilità di ottenere acqua calda in inverno, per esempio facendo saltare lo scaldabagno in piena mattina, quando tu, che da brava barbona hai evitato di lavarti ieri sera 'tanto domani faccio subito' sei lì che aspetti l'acqua calda con i capelli a diga di castoro.
A quel punto l'unica soluzione, a meno che non abbiate una passione per la polmonite, è rassegnarsi e farsi una bella coda con otto fasce per capelli a mo' di turbante per evitare colate d'olio extravergine dai capelli - che nel frattempo assumeranno l'aspetto d'un'insalata.
Trovato il modo di risolvere la questione scaldabagno senza altri spargimenti di sangue, potrebbe accadere, per chissà quale coincidenza del destino, che riusciate a lavarvi i capelli in modo quasi decente. Tutto sembrerebbe filare liscio, questa volta, sareste in orario, potreste quasi pensare di allungare il tempo della vostra colazione. Siete già lì che vi pregustate i vostri otto minuti netti di caffè - invece di cinque, insomma..è già molto - quando, phon alla mano, salta improvvisamente la luce. Nel buio più totale camminate verso l'interruttore della luce della casa, capelli zuppi e colanti, palpebre a mezz'asta e aria leggermente seccata. L'interruttore non sembra essere saltato, al che parte il "macomecazzoèpossibile" con annesse chiamate ai genitori, parenti e amici (sempre alle sette del mattino) che vi dicono che forse è l'interruttore generale. Senza pensare che se fosse quello nel palazzo la luce non ci sarebbe, scendete ingenuamente le scale alle sette del mattino. Il palazzo, sempre colmo di movimento e gente cagacazzi, è, ovviamente, del tutto deserto.
I minuti scorrono, i vostri capelli sono ancora bagnati, la vostra faccia è ancora quella di un rifugiato, siete in pigiama, calzini, infradito, due felpe brutte casalinghe, nell'androne del palazzo in attesa che qualcuno si decida ad uscire di casa - ringraziate mentalmente che non sia domenica.
Quando ormai cominciate a perdere le speranze, un omino esce dall'ascensore e vi guarda in un istante di puro terrore seguito dalla sincera confusione: è chiaro, sta decidendo se siete una donna in cerca d'aiuto o una psicopatica delirante che si aggira inquietantemente per il palazzo. Gli dite che non vi funziona l'impianto elettrico, che siete alla ricerca degli interruttori generali che non trovate e che non sembra un problema degli interruttori che avete in casa. Lui mentalmente opta per l'opzione psicopatica, ma forse è gentile e tace. Forse non ricorda il numero della neuro e decide sia meglio assecondarvi.
Niente, non è nemmeno l'interruttore generale, ottimo.
Tornate a casa disperati, affranti, con la polmonite che comincia a farvi le carezzine amichevoli sulla nuca, e finalmente l'illuminazione mentale seguita poco dopo da quella vera e propria: l'interruttore in casa è un altro, quello che la coinquilina, attualmente partita per un viaggio di sola andata per la Norvegia, nel nulla, senza cellulare eccetera, non vi ha mai mostrato.
Ebbene, luce fu e anche phon. Nel frattempo avete risudato tutto il sudabile, così da rendere vana la doccia, come volevasi dimostrare.
Tutto bene, ragazzi, l'inverno sta arrivando ma poi se ne andrà anche quest'anno.
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