domenica 22 giugno 2014

Pearl Jam a Milano, 2014


Immaginate un evento che avete atteso per anni. Un evento lontanissimo, qualcosa che non si sarebbe potuto verificare se non nella vostra immaginazione. Anni ed anni ad immaginare qualcosa senza l'intensità che avrebbe richiesto, e solo per non alimentare un'illusione non praticabile. Poi il tour dei Pearl Jam. A Milano. San Siro. Il mondo.




Lo stadio è pieno. Poco prima del concerto c'è stata la partita, Italia- Costa Rica, ai Mondiali. Una di quelle cose che sarebbe stato molto figo seguire, se solo mi fossi mai interessata di calcio. Se solo non avessi avuto voglia di farla finire il prima possibile per godermi quanto l'avrebbe seguita.

Poi d'improvviso comincia. La prima canzone è Release, non tra le mie preferite ma forse la migliore apertura che si potesse fare. Ho gli occhi già pieni di lacrime, mi tremano le mani, sono lì. Eddie Vedder canta e intorno non c'è altro se non la sua voce, lui, ovunque, nelle persone, nell'aria, nei respiri a tempo di musica, nei silenzi, nei pensieri di tutti, in ogni cosa. E' la prima volta che canto con lui. E' la prima volta che io ed altre sessantamila persone intoniamo le stesse note. Lo stadio ed il tempo si dilatano, poi mi abbracciano. Le tre ore sono durate pochissimo, eppure sono state intense da morire.




Avrei voluto chiamare chiunque, nella mia rubrica, per far partecipare altri a tanta bellezza. Avrei voluto abbracciare i miei vicini di sedia. Dico vicini, eppure eravamo lontanissimi, perchè se da un lato ognuno di noi era unito dalla stessa emozione, dall'altro quel momento era tutto mio. Eddie ha cantato per me. Per il mio vicino di sedia. Per la donna incinta, per il padre di famiglia, per ciascuno dei suoi figli. Eravamo lì, ed Eddie cantava per ognuno di noi. Credo sia stata la cosa più bella che si potesse provare: essere di fronte a qualcuno che ama quello che fa e che ti fa percepire quell'amore, te lo fa vivere, ti trasmette la passione in ogni canzone e fino all'ultimo, fino all'ultimo, tiene duro, tenendo sulle proprie mani le aspettative di sessantamila persone senza mai deluderle.

E' arrivata la mia canzone preferita. Ha cantato Jeremy, ci siamo uniti alla rabbia di quei versi e di quella musica. Eravamo tutti in piedi, le parole stridevano tra i denti e poi graffiavano l'aria, finchè alle sue grida si sono accompagnate le nostre. C'è un modo di descrivere la sensazione che si prova nel cantare la propria canzone preferita, tra le migliaia che si conoscono, insieme alla voce che l'ha accompagnata da sempre, insieme a così tante persone che attendevano di udirla?

Grazie Eddie.

(ometto ironie e quant'altro per trasmettervi l'emozione pura e semplice che ho provato. Però ammettiamolo, quando ha cantato Let it go abbiamo riso un po' tutti quanti, eh <3 )

2 commenti:

  1. dei Pearl Jam conosco solo Jeremy.. -.-' beata ignoranza musicale :-D

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    1. Che poi è forse una delle più belle, però meritano un approfondimento, eh!

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