giovedì 18 settembre 2014

L'università ti cambia la vita


L'università ti cambia la vita. Soprattutto La Sapienza, che regala generosamente un modo di guardare il mondo del tutto diverso: un mondo in cui il limite tra preghiera ed insulti a tutti i santi è più labile di un Labello

Ricordo bene di quando, quattro lunghi anni fa, lanciata dai miei genitori nel mondo dello studente con grandi aspirazioni, decisi di iscrivermi al corso di Psicologia. Dopo lunghe trafile burocratiche incomprensibili a chi, come me, fino all'anno prima non era capace nemmeno di fare una lavatrice, riuscii a partecipare alla prova di ammissione per la quale in molti avevano studiato tutta l'estate
Io ed i miei amici comprammo libri Hoepli per ogni materia possibile, finchè non scoprimmo - ovviamente con la puntualità di un rinoceronte estinto - che il test sarebbe stato di logica - ovvero nulla a che fare con la cultura generale e i 50€ di libri che avevamo comprato. Entrai grazie ai miei geni matematici, quelli da parte di madre, che mi permisero di completare con successo la prova. 


Affrontai di seguito la consapevolezza, anch'essa puntualissima, di essermi iscritta al corso peggiore possibile (Neuroschifo qualcosa blabla), terminandolo dopo quattro lunghi anni di fortuna con la C maiuscola, a suon di crocette - spesso casuali - e ben UN singolo esame orale nei tre anni previsti, utilissimo alla mia carriera di psicologa, che sicuramente non prevede alcun tipo di interazione con il mondo.

Terminato il triennio, divenuta ormai Dottoressa in possesso dell'importantissimo "pezzo di carta" e già convinta di voler continuare gli studi, scoprii di avere un semestre di totale nullafacenza, in attesa dell'inizio delle lauree magistrali, motivo per cui presi una decisione: perchè non mettere a frutto questa laurea triennale, cercando un lavoro temporaneo in questo ambito? ..la risposta fu subito chiara: perchè con una laurea triennale in Psicologia puoi lavare i pavimenti - usandola come carta assorbente - e poco altro. Insomma, il triennio da solo è del tutto inutile e privo di alcuno sbocco professionale, il che prevede che noi disperati ci iscriviamo necessariamente al corso successivo, quello magistrale, pregando gli dei di tutte le religioni di riuscire ad entrare. 




Attesi i sei mesi adagiata sugli allori più comodi, studiate o ripassate le materie per i test d'ingresso, mi trovo a dover affrontare di nuovo queste malefiche prove degne di una mente malvagia.
Immaginate di passare tre anni della vostra vita a studiare psicologia con impegno e dedizione.
Immaginate di pregustare il vostro futuro di psicologi ogni giorno e dedicare ogni ora ad esso.
Adesso immaginate di fare il test d'ingresso alle magistrali e non passarlo. 
..è davvero possibile che una persona perda un anno della sua vita e dei suoi studi, perchè non è riuscita a passare un secondo test d'ingresso della sua stessa facoltà? 

Purtroppo comprendo la necessità italiana di tassare ulteriormente il tassabile - da qui le facoltà spezzettate in triennio e magistrale, da qui la tassa sull'immatricolazione, sul test, sul corso, sulle caccole degli insegnanti. Ma non comprendo come sia possibile che una persona, obbligata a frequentare altri due anni di università senza essere stata avvertita preventivamente - perchè no, a noi non l'ha detto a nessuno che con la triennale ci saremmo solo puliti il culo - debba pagare nuove tasse e fare un nuovo test oppure andare a fare la benzinaia.



Ho passato il test, comunque.
Il lavoro da Mc Donald's è rimandato di un altro paio d'anni.
Tra altri quindici dovrei riuscire a riguadagnare tutto quello che ho speso in tasse+immatricolazioni+bandi+test+caccole+libri nei miei cinque anni di formazione.

L'università, dicevo, ti cambia la vita.

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