venerdì 28 marzo 2014

Incontri ravvicinati del quinto tipo


Questa mattina ho avuto uno di quelli che mi piace definire "incontri ravvicinati del quinto tipo".

Sveglia da pochi minuti, con tutto ciò che questo comporta - leggasi: faccia da attrice in The Walking Dead, occhiaie stile Colorado - il fiume, s'intende - caccolette di granito negli occhi e solchi che nemmeno un campo da golf sulla faccia - mi avvio pigramente verso la cucina. Da lì provengono i chiari segni di presenza maschile, ovvero delle note particolarmente basse a metà tra le fusa di un gatto e il borbottio di un paziente con demenza aggravata. Il "quasi ragazzo" della mia coinquilina. O forse dovrei dire "quel gran figo del quasi ragazzo della mia coinquilina". 
Mi preparo psicologicamente alla figura di merda imminente e decido in qualche frazione di secondo da che parte dovrò guardare, non appena fatto il mio ingresso. Infine, metto in pratica il tutto, anelando il mio caffè più di quanto qualsiasi figo alto due metri possa spaventarmi. 

Ed accade.
"Buondì!" il mio saluto allegro, studiato per sembrare spontaneo e non rivelare i piani di fuga che ho elaborato finora.
"Buongiorno!" rispondono allegri entrambi. Guardo lei, una frazione di secondo, quanto basta per non sembrare un fantasma, e poi guardo lui, così, per cortesia, pregando che non ricambi lo sguardo. E invece si gira, e nel pronunciare quella singola parola sorride. Ma sorride di un sorriso che mi sembra di essere fotografata da un fortissimo flash, in tutta la mia attuale bruttezza. Un flash ad alte temperature, perchè riesco perfettamente a percepire la materia che mi compone sciogliersi sul pavimento. Passo da zombie a blob in meno di un secondo.
E' questione di un istante. 




Sento le trombe ed i cori degli angeli nelle orecchie, tutto s'illumina e la mia faccia assume la classica espressione da gatto davanti ad una scatola di cibo da mezzo chilo. Mi sento la protagonista di un film particolarmente trash, eppure ho bisogno di particolare concentrazione per levarmi dagli occhi le stelline e i cuoricini che cominciano a trasudare da ogni poro possibile.
Mioddio.

Quanta bellezza tutta insieme, in un solo sorriso.
Nella mia testa, il replay della scena continua per ore, e posso assicurarvi che sta continuando anche in questo momento. Anche adesso che ho dovuto fingermi una persona simpatica per qualche secondo, e tentare di comunicare con lui mentre cucinavo la pasta, sentendomi sempre più ritardata. 

La peculiarità dell'incontro ravvicinato del quinto tipo, è che la sensazione di sentirti un sacchettino di grotteschi aggettivi - tutti sinonimi di stupidità, incapacità e bruttezza - aumenta proporzionalmente alla bellezza del soggetto che si incontra.
Più il maschio è bello, più divento una povera bertuccia spelacchiata e dislessica, in poche parole.
La mia espressione, generalmente, diventa quella di una cernia. E vi lascio il supporto visivo, per rendere l'idea.



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