Le stagioni calde sono le mie preferite. C'è tanta luce; ci sono gli uccellini che rompono le balle tutto il giorno ma magicamente si spengono la sera, prevenendo persone armate di fucili e già pronte a mettere fine alla loro vita se non li fanno dormire (ah, la selezione naturale, caro Darwin!); il verde; le vacanze; i pantaloncini corti eccetera eccetera.
Durante le stagioni calde, soprattutto quando l'aria esterna permette ancora una certa escursione termica con quella dell'asciugacapelli, in ogni appartamento, specie quelli non dotati di condizionatore, compare l'elemento "finestra aperta" e con esso tutte le conseguenze del caso.
Ancora ignara, io, ed ingenua per via del mio recente trasloco, ho cominciato a dormire a finestra spalancata da qualche giorno. Mentre sicuramente qualche cavalletta gigante progetta la mia morte, misurando la lunghezza dei salti che dovrà fare per entrare nella mia camera, che è, ahimè, solo al primo piano, l'arietta fresca mi solletica le spalle notte e giorno, accompagnata da uno sciame di simpatiche zanzare.
L'immagine è brutta ma rende. |
Andata a dormire la prima notte nelle suddette condizioni, ho avuto modo di scoprire una verità fondamentale - a cui però non intendo arrendermi per principio - ovvero l'inspiegabile gelo che ti coglie nel momento in cui, alle sei del mattino, l'arietta nemmeno troppo fredda ti restringe tutti i capillari di braccia, collo e spalle, costringendoti a fare il cavernicolo sotto il plaid, seguito poi dal più comprensibile effetto Sahara che ti fanno le coperte sotto le quali ti sei rifugiato per ripararti. Il tutto, per quel che mi riguarda, si è ripetuto almeno sei o sette volte senza che sia riuscita a trovare alcuna soluzione.Il risveglio ha quindi visto due enormi mezzelune viola comparire sotto i miei occhi stanchi..roba che se leggo in qualche libro che un protagonista ha delle occhiaie che lo rendono misterioso ed affascinante, ne faccio venire un bel paio all'autore, a suon di mazzate.
Gli unici a cui le occhiaie stanno bene sono i panda. |
La seconda notte, l'infestazione di zanzare è aumentata. Hanno cominciato a generare tribù in giro per la stanza ed hanno poi iniziato qualche strano rito voodoo rumoroso, per cui il ronzio non ha cessato che per qualche istante. Istante in cui naturalmente facevo in tempo a cadere nel dormiveglia più innocente, solo per risvegliarmi di soprassalto quando la stronza succhiasangue veniva a sussurrarmi i suoi profondi segreti direttamente nel padiglione auricolare. E venitemi a dire, adesso, che Edward Cullen è ancora il vostro succhiasangue più disprezzato.
Mentre l'occhiaia prendeva lentamente la forma del Grand Canyon con un'interessante capacità di emulazione di luoghi geografici, è giunta la terza notte di finestra aperta. Questa volta sembrava che le zanzare, troppo grasse per volare, mi abbiano dato una tregua. Mi sentivo quasi propensa all'ottimismo, lo ammetto, ed ho chiuso gli occhi molto presto, sperando di precipitare presto nel torpore. E' proprio quando questo torpore mi ha annebbiato un po' la materia grigia, che delle voci sono emerse dal silenzio. E no, non era il mio inconscio che chiedeva aiuto. Erano un ragazzo e una ragazza. Li ho ignorati finchè non ho capito che la cosa sarebbe andata per le lunghe. Massì, litighiamo sotto il mio balcone, tra due palazzi, alle tre di notte. Perchè no?
Ho tentato invano di seguire la conversazione. Se non puoi farli tacere, almeno ascolta i cazzi loro, così dice il detto. Ma nonostante la breve distanza dal mio balcone, per l'esattezza meno di tre metri, la maggior parte dei discorsi mi sono sfuggiti - ahimè. Tutto quel che sono riuscita a captare erano le scuse remissive e docili del ragazzo che doveva aver fatto qualcosa di molto grave(?). E lui se n'è reso conto! Dalle due e mezza era lì che "Marika, mi dispiace, ho sbagliato, non avrei dovuto".. sono sicura che se avesse conosciuto altre lingue l'avrebbe pronunciato anche in quelle. In russo, in tedesco, in arabo. E' pentito, non avrebbe dovuto fare quello che ha fatto eccetera.
Alle tre e mezza comincio a rimpiangere le zanzare. Al tempo stesso, provo una profonda pena per quel povero ragazzo, là sotto, investito quanto me da centinaia di parole su parole su parole, e nel sonno maturo per lui una certa empatia. Un'empatia tale che mi avvicino alla finestra, pronta a prendere non una ma ben due decisioni fondamentali.
Mi affaccio, guardo giù, schiarisco la voce..
"Marika, tesoro, si è pentito già mezz'ora fa, così, per dirtelo"
E qui, soddisfatta, la seconda decisione: chiudo la finestra. Torno a letto. Accendo il ventilatore.
Buonanotte.
(PS: se avete uno di quei ventilatori attaccati al soffitto, diffidate: le zanzare subiscono, sì, l'effetto tornado, ma non disdegnano il calcagno. E si sa che grattarsi i piedi può diventare molto spiacevole, ve lo dico per esperienza diretta)