Il motivo per cui l'articolo di oggi sarà simpatico come un maccherone usato per bere la Cocacola, è il cosiddetto fattore "porcaputtana oggi c'è l'ora legale".
L'ora legale, che qualcuno mi ha gentilmente suggerito essere stata introdotta volutamente la domenica - cosa che la mia memoria da organismo unicellulare non mi permette di accertare - è quella cosa che arriva puntualmente quell'unico giorno dell'anno in cui hai l'assoluta necessità di dormire almeno 12h di fila. E' scientificamente provato.
Comunque.
Ieri sera era il classico sabato in cui hai quell'importantissima festa programmata da settimane che si sovrappone all'ultimo momento con qualcos'altro di vitale importanza, in modo del tutto inaspettato. Alcuni ricercatori hanno appurato che sarà impossibile adempiere ad entrambi gli impegni, qualunque sia la sagace strategia adottata - clonazione compresa.
Per mia fortuna, quest'atroce fatalità che mi avrebbe impedito di seguire Matthew McConaughey in tv è diventata un peso leggero da tollerare nel momento esatto in cui ho realizzato che, non essendo in possesso di una televisione, il mio affezionatissimo Matthew non avrei potuto vederlo a prescindere. Un dettaglio che per qualche secondo gli slanci entusiastici e poi disillusi della mia indole bipolare mi avevano fatto dimenticare.
Ciao Maria. Lo senti l'odio intenso, cieco e profondo che ti ucciderà nel sonno stanotte? Bene. Molto brava, Maria. |
Fatto sta che ho avuto la grande idea di indossare delle scarpe con il tacco, sebbene il mio portamento non ne giovi più di tanto, data l'andatura a Tirannosaurus Rex che assumo solitamente. La cosa fondamentale da sottolineare è che quelle calzature non erano semplici scarpe con il tacco. Erano scarpe con la parte davanti "aperta". Scarpe con il buco davanti - è un termine poco tecnico, ma rende molto bene l'ambiguità freudiana della cosa.
Mi spiego meglio, per chi sia stato tanto fortunato da nascere con le perle tra le gambe e non avesse avuto il piacere di provare quest'ebbrezza.
Supporto visivo |
In attesa che il trampolo raggiunga l'altezza di un bambino di cinque anni, probabilmente dunque in attesa di poter contemplare le aquile senza bisogno di scalare montagne, la donna ha dovuto ingegnarsi. Non contenta di doversi radere per tutta la vita quasi ogni centimetro del proprio corpo con relative sofferenze o crisi esistenziali. Non contenta di aver avuto in regalo da Madre Natura cinque giorni al mese di "fiumi di porpora" che nemmeno il film. Non contenta di dover sopportare prima il trauma della verginità e poi quello del parto. Non contenta dei chilometri di tacco che viene indotta a portare. Non contenta di aver passato centinaia di anni denigrata ed in rapporto di non-parità con l'uomo..o forse proprio per compensare la mancanza di questa sfortunata condizione che va via via scomparendo.. Insomma, non contenta di mostrare la sua tempra in tutte queste epiche battaglie che la vita le ha concesso, la Donna ha dovuto trovare un altro modo di punire se stessa. Ed è per questo che sono nate le scarpe con il tacco ed aperte in punta.
Facciamo un esercizio immaginativo per comprendere meglio.
Vi propongo un setting alla Giovanni Muciaccia, Art Attack.
Immaginate una donnetta alta un metro e sessanta. Una tipetta bassa, magari in forma, quindi niente chili di troppo, tutto al suo posto. Dovrebbe pesare circa una cinquantina di chili, arrotondando per difetto, giusto? Diciamo che pesa cinquanta chili.
Adesso immaginate una circonferenza con il diametro poco più grande di quello dei colli delle bottiglie. Fatto?
La parte più importante arriva ora. Prendete la donnetta di cinquanta chili ed infilatela nella circonferenza. Potete usare la forza bruta, tanto è un esercizio d'immaginazione, nessuno potrà arrestarvi - mi raccomando, lasciate le referenze nei vostri commenti.
Fatto? Ah, non entra?
Strano!
Eppure vi assicuro che le donne continuano a provarci, ad entrare in quella fessurina della calzatura, che mette in mostra il loro alluce in modo così sexy. Ve l'ho detto, anche io non ho resistito.
Il punto è che se cinquanta chili di donna vengono spinti per gravità dentro un foro di tre centimetri di diametro in cui chiaramente non possono entrare, quei cinquanta chili cominciano a prendere insistentemente la forma della scarpa, e questo è più o meno quello che è successo a me e soprattutto ai miei poveri piedi ieri sera.
Morale?
Non importa quante volte i tuoi piedi abbiano assunto una strana forma a mecco d'anatra minacciando di diventare dei piccoli punteruoli. Non importa quanti santi tu abbia tirato giù la sera in cui hai indossato quelle scarpe, nè quanti chilometri ti sia fatta a piedi nudi sull'asfalto, da metà serata in poi. Non importa se i tuoi piedi sembrano quelli della Piccola Fiammiferaia poco prima dell'ultimo fiammifero, e sempre sembreranno tali.
Se sei una donna, quelle scarpe torneranno ai tuoi piedi. Di nuovo.
Il prossimo sabato.