martedì 22 aprile 2014

Da domani, dieta!


Per i primi diciotto anni della nostra misera esistenza, abbiamo avuto ben poche certezze. Le crisi d'identità erano all'ordine del giorno, le ribellioni, i dubbi, le insicurezze..ogni cosa sembrava contribuire a rendere il nostro mondo sempre più instabile - i compiti di matematica hanno dato inizio al tutto, e poi ciao. Insomma, l'adolescenza è una brutta bestia e sono poche le certezze che si hanno a quell'età. Una di esse è quella che, ai tempi, consideravamo una verità assoluta:

"Non vedo l'ora che arrivino le vacanze"


E'chiaro. Ti svegli la mattina alle sette, ti scapicolli per arrivare in orario a scuola e distribuisci mazzette e merende ai secchioni, sperando di elemosinare qualche scopiazzamento dell'ultimo minuto. Poi passi almeno sei ore con venticinque persone tra le quale forse ce ne sono un paio che non odi e professori la cui simpatia è un optional di cui sono in possesso solo quelli delle altre classi. Uscito da scuola vai a fare una delle attività che, se sei fortunato, hai (quasi) scelto da solo, ma a cui sei condannato per il resto della tua vita scolastica, tra cui le più gettonate: pallavolo e calcetto. Calcetto e pallavolo. Pallavolo calcetto e pallavolo. Forse anche calcetto.
Sgobbi giusto quel paio d'ore che servono ai tuoi genitori per recuperare la fede e la motivazione che li spingono a venirti a prendere e non abbandonarti in palestra come un cane in autostrada - domanda ricorrente dei suddetti adulti: "chimmel'haffattofare?" - ed arrivato a casa cerchi le scuse più efficaci per evitare di studiare. Nella migliore delle ipotesi è Venerdì, quindi puoi usufruire di ben UN pomeriggio libero, prima di ricominciare le tue intense attività intellettive che non hai mai scelto di mettere in pratica. Certo, da grande sarai felice della cultura che possiedi, ma da adolescente essa riceverà le stesse proteste del battesimo in una famiglia atea: "ma se vorrò farlo, lo farò da grande, per scelta mia, non vostra". 




Tornando a noi: dopo tutto quanto descritto, tutti i giorni da Settembre a Giugno, ogni occasione per festeggiare è un'occasione miracolosa, che merita le lunghe speranze e preghiere in essa riposte ogni giorno da migliaia di poveri studenti disperati.
Le vacanze, che siano di Natale, Pasqua, estive, non definite eccetera, sono il miracolo più bello che potreste ricevere, fino ai diciotto anni. Non importa se vi danno molti compiti. Non importa dove, come e con chi le passerete. Non importa quanto sgradevoli siano i parenti: le vacanze sono gli idoli di tutte le nuove generazioni - ma anche dei lavoratori, sottolineerei, senza però entrare nello specifico o ci sarebbe da dilungarsi. 

Poi compi diciotto anni. Prendi la maturità. Scopri l'università e se sei fortunato fuggi da casa tua il prima possibile. Allora il mondo improvvisamente viene privato della tua unica, stitica certezza.




Le tanto osannate vacanze, che un tempo avremmo potuto simbolicamente descrivere come un meraviglioso campo di arcobaleni, nuvole rosa, unicorni e animali felici, diventano l'orribile, arida terra di nessuno...dove sarebbe meglio non ci fosse effettivamente "nessuno" e che invece è popolata dalla peggiore delle tribù che potremmo nominare a vent'anni: i parenti.

I parenti, quelli che un tempo ti compravano cinquantacinque uova di Pasqua a testa per compensare la loro assenza nella tua vita di tutti i giorni; quelli che non sapendo cosa regalarti a Natale ti riempivano di soldi e pigiami e mutande e altri soldi; quelli che "ma guarda com'è cresciuto!" e che "tieni, mangia anche la mia parte, a'nonna"; quelli, adesso li vedi con altri occhi.

"Ma non ce l'hai un lavoro?"
NO, zia. Zio. Nonna. Nonno. Cugino di quintordicesimo grado. Non ce l'ho un lavoro. Studio, mi faccio un culo quadro per stare al passo con gli esami, a volte non mi ricordo nemmeno di nutrirmi o dormire o che dovrei anche avere una vita sociale. Non lavoro, no. E te l'ho già detto a Natale. E lo scorso fine settimana. E due ore fa. NO.

"E la fidanzata?" 
..questa domanda suscita l'imbarazzo di molti e il vaffanculo di altrettanti. Non dico che dovresti farti un pacco di cavoli tuoi - ma anche sì - però ad un certo punto se magari mi sento già depresso, brutto, solo come un cane, rinnegato dal mondo e quant'altro, di sicuro non mi aiuti con queste simpatiche domande a cui puoi trovare tranquillamente risposta da solo guardando la mia triste faccia sconsolata, brufolosa ed occhialuta.
A questo proposito, vorrei sottolineare come per quel che mi riguarda ho una nonna assolutamente soddisfatta della mancanza di un uomo nella mia vita: sì, perchè devo studiare, che è più importante. E poi lavorare, che è più importante. Meglio così. Già. Lo dice da quando avevo sedici anni - immaginate la sua soddisfazione quando mi sono lasciata con il mio primo ed ultimo ragazzo - e la vedo così contenta, così compiaciuta della mia condizione di zitella, che non me la sento proprio di dirle che ho convissuto per tre anni con la mia fidanzata. Femmina. 

"Perchè non vai a fare una passeggiata con tuo cugino?"
"Perchè non ti fai un thè?"
"Perchè non mangi qualcosa?"
"Perchè non studi un po'?"
..o in generale "perchè non..???"

Perchè no. Perchè adesso che me lo stai dicendo ho ancora meno voglia di farlo. E se ne avevo voglia ora mi è passata. Perchè non ci vai tu? Perchè non ti ci strozzi, con quel thè? Perchè non ti compri un cane, che così insegni a lui ad accompagnare mio cugino dove cazzarola vuoi? Eddai.




Insomma, i parenti non sono più la migliore delle compagnie. Ed il posto in cui passavi piacevolmente le tue famose vacanze, adesso appare ancor più desolato di prima. Non solo non c'è il wi-fi ed il telefono diventa un inutile soprammobile. Non solo il centro abitato più vicino si trova a trenta chilometri da te ed è un paese di sette case e mezza, che non compare nemmeno nel navigatore. Ma TUTTI i tuoi amici scompaiono misteriosamente in un buco nero, di solito in Calabria, che è la più gettonata per i fuorisede, esattamente come tu per loro diventi un ignoto astro lontanissimo. 
Sei solo. Miseramente solo. Tu e i tuoi gatti, che ovviamente si ricordano della tua esistenza solo quando si tratta di mangiare. Tu e i tuoi genitori che, poverini, si impegnano a renderti tutto più sopportabile, ma entrano inevitabilmente a far parte del tuo buco nero. Tu e Real Time, con le sue Malattie Imbarazzanti e le sue 24h in Prontosoccorso che prima o poi qualcuno dovrà spiegarmi chi se lo guarda. Tutti i giorni. Per dieci giorni. Tu e il tuo grosso, grasso agnello pasquale di qualche chilo, che lieviterà nel tuo stomaco finchè il suo peso specifico non sarà diventato lo stesso del piombo. 

Ecco, è in questo momento di profonda e concentratissima meditazione ascetica, che emerge la tua nuova, unica verità assoluta, che governerà imbattuta sui prossimi trent'anni della tua esistenza.

"Da domani, DIETA"



2 commenti:

  1. sarò cattiva, ma da quando vivo all'estero.. adoro le feste *_*
    se resto qui, non vedo nessun parente (ho passato la Pasqua a pranzo con soli amici *_*); se torno in Italia, sono mesi che non vedo i parenti e quindi ce ne sono tante di cose da raccontare, non le solite quattro putt@n@t€.
    Scappa finché sei in tempooo! :-D

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    1. Vorrei avere la possibilità di viverle dalla tua stessa prospettiva (la Pasqua con gli amici sarebbe il massimo, ma è del tutto impraticabile per quel che mi riguarda .-.). Da quando sono andata via di casa però apprezzo molto di più il tempo con determinati parenti ( = leggasi: genitori) quindi nel mio piccolo ti do assolutamente ragione!

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