mercoledì 2 aprile 2014

Scusa, non posso uscire oggi, devo pettinare le aragoste


Quando non hai voglia di uscire con qualcuno si vede dalle prime ore del giorno.
Devi vederlo la sera, all'ora di cena. Per cui ti svegli la mattina a mezzogiorno, e solo perchè è la quinta volta che suona la sveglia - e la cosa è preoccupante, perchè di sveglie ne hai messe solo due. Meglio non scoprire perchè ne hai sentite di più. Una volta spenta la sveglia ed appurato che se temporeggi un altro po' il pranzo potrebbe diventare la merenda delle cinque, ti ci vuole un'altra lunga mezz'ora di preparazione psicologica. Già, perchè se già la mattina in generale svegliarsi non è la tua attività preferita, nei giorni in cui devi fare qualcosa che non ti va di fare, uscire dalle coperte diventa spiacevole come rinunciare alla propria placenta dopo nove mesi di polleggio. Comunque, incapace di sollevarti ed usare i muscoli per qualcosa che sia più impegnativo del respirare, strisci lentamente verso il bordo del letto, ed aspetti che uno degli arti inferiori cada a terra a causa della gravità, cominciando infine a ripercorrere l'evoluzione delle specie animali nell'arco di pochi minuti. Una sorta di darwiniano riassunto in cui, da essere unicellulare il tuo unico neurone si moltiplica, gli occhi cominciano ad aprirsi e vedere, gli arti prendono vita e pian piano, da anfibio diventi rettile, e poi, bevuto il tuo caffè mattutino, ti viene concessa l'agilità del mammifero e via via la consapevolezza dell'Homo Sapiens. Il tutto in modo abbastanza graduale da far sì che passino almeno un paio d'ore tra l'inizio del processo e la fine.




Insomma, finalmente puoi metterti al computer in pace, quasi del tutto sveglio, mentre mangi svogliatamente il pranzo alle tre del pomeriggio, con ancora il sapore del sonno in bocca - ma sì, fai lo stesso questo sforzo - e apri Facebook, rendendoti conto troppo tardi di aver fatto un grosso, enorme errore. La chat improvvisamente ti segna tra i presenti, ed ecco: qualcuno ti contatta all'istante. Ti metti subito invisibile, ma ormai non c'è niente da fare. Qualcuno ti ha visto.
L'istinto ti dice di aprire la finestra di dialogo, ma la ragione ti suggerisce di non farlo. Non hai ancora accordato con la persona in questione l'ora ed il luogo dell'incontro di stasera, e speri che qualcosa ti impedisca di farlo. Un infarto fulminante. Un incendio improvviso. Un'esplosione. Un lontano parente ammalato. No, niente. La notifica è ancora lì, fastidiosissima ma intoccabile, e cliccando sui messaggi in alto - MA SENZA visualizzare - sai che si tratta proprio di quel che temevi. Temporeggi, ti guardi un telefilm, fai una decina di minuti di training autogeno chiudendo Facebook e sperando che nel frattempo Zuckerberg decida di farlo crashare definitivamente, ma lo riapri e scopri che è ancora tutto lì. Ti tocca, d'accordo.

Apri la chat, ed eccolo: "quando ci vediamo, e dove?" 
La tua testa dice NO NO NO ma le dita digitano "vediamoci al solito posto, alle otto e mezza". Ti arrendi al sacrificio imminente ed alla fine cominci a prepararti. Metti addosso le prime cose che ti vengono in mente, e qualsiasi cosa tu abbia scelto, sembra assolutamente, inesorabilmente scomoda, fastidiosa, spiacevole. Sei a disagio persino nella tuta che usi per stare in casa, e questo la dice lunga, ma pazienza, ormai non sarebbe più credibile l'improvvisa scoperta di un focolare di vaiolo sulla porta di casa tua. Devi andare.




Per concludere, alla fine di questo agonizzante percorso mentale in cui hai già vissuto la noiosissima cena almeno quattordici volte nella tua testa, e non l'hai ancora vissuta per davvero, il tuo telefono suona e ti annuncia che la persona che devi vedere è lì fuori che ti aspetta. Ormai sei quasi contento. Sei così distrutto che levarti questo dente è diventato persino un sollievo. Tra poche ore potrai tornartene a casa, a fare l'anfibio, smettere di rispondere a chiunque, ovunque, e comunicare l'influenza mensile che per purissima coincidenza ti colpisce sempre, dopo ogni occasione sociale. Sarai di costituzione debole? Chissà.
Ti aspettano otto ore di telefilm, patatine e birretta, per non parlare della tua placenta, da cui per oggi non uscirai più, nemmeno sotto ricatto.
Menomale che non manca molto al weekend.

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